MARIO CAGETTI
Il concetto dell'uomo contemporaneo condizionato dalla sua stessa natura ed imprigionato dalla realtà materiale, dell'essere che dal'interiore tormento, cerca di evadere e si libera soltanto esulando nello spazio cosmico alla ricerca d'un nuovo destino, ha guidato l'estro di questa giovane artista, figlia del nostro tempo inquieto, mediante un affinamento culturale e scoperti intenti cerebrali, lo stilema è sofferto ma anche puro nella cristallina espressione oggettiva.
Ricorrono nei quadri le catene cui sono appese sfere (si pensa alle giostre e ai medioevali ordigni di tortura) sono globi a sfaccettature e a punta di diamante che ripropongono il nostro pianeta nei riflessi gemmati della speranza, bracci di automi metallici e morse mobili elementi rotori dischi e spirali sono tutti elementi presi dalla tecnologia meccanica e dagli apparati del lavoro, che assurgono a simboli di schiavitù spirituale e sociale e indicano angosce e incubi sofferti.
La Buttini li sente e li esprime come emblema di una realtà psicospirituale come monito.
Gli accenni ai misteriosi idoli della civiltà India Precolombiana, fuochi di visualità chiara nella serrata struttura della composizione scura, aprono queste ipotesi di evasione, la tendenza ascensionale delle posture poliedriche nella stranezza degli impossibili reali equilibri denuncia l'aspirazione umana alla libertà, possibile in altri mondi.
Le spirali si svolgono, la sfera riluce nel gioco delle gemme e le forme si placano nello spazio.
Il colore non è illustrativo ma parte essenziale della composizione e li plasma nelle tinte unite con poche concessioni al canto e allo squillo cromatico, ai grigi metallici e ai blu s'accostano mezzetinte ammantate per esaltare trasparenze vitree e riflessi di luce.
Mario Cagetti
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